Flag 01Flag 02Flag 03Flag 04Flag 05

Facce da polipo!: intervista allo street artist GZ’UP / Tetês de pulpe!: interview au street artist GZ’UP

Avreste mai immaginato di vedere coi vostri occhi un polipo farvi l’occhiolino e, perdipiù, in pieno centro urbano? E se vi dicessimo che per le strade di Parigi di polipi ce ne sono tanti, di diversi colori e in diverse pose? Pensate che qualcuno di questi osa, persino, fare la linguaccia ai passanti!

Auriez-vous jamais pensé voir, avec vos yeux, un poulpe qui vous cligne de l’oeil et, en plus, en plein centre ville? Et si on vous disait que le long des rues de Paris il y en a plusieurs, de plein de couleurs et tous différents? Et que certains osent, même, tirer la langue aux passants?

Leggi l'intervista in Italiano / Lire l'interview en français


 

 

Intervista in Italiano

Dopo l’Intervista al Clet Abraham, continuiamo a seguire il filo della Street Art che ci porta, questa volta, a GZ’UP, lo street artist che sta riempiendo gli angoli della capitale francese con le sue “facce da… polipo”!

GZ’UP, l’impronunciabile pseudonimo scelto da questo trentenne parigino per identificarsi è tratto dalla canzone “Gz up, hoes down” del rapper americano Snoop Doggy Dogg. Per lo stile delle piovre, invece, l’ispirazione arriva dal videogioco Wonder Boy.

All’opera di notte, musica elettronica in cuffia, cartoni e colla nello zaino, con l’immancabile scala sottobraccio, necessaria per dare l’assalto ai muri di Parigi, GZ’UP ha poco del profilo dell’artista tradizionale. Lui stesso si considera più un vandalo che un artista! E a noi questo suo spirito outsider piace tanto. Cosa ci ha spinto a chiedergli un’intervista? Beh, un giorno ci siamo imbattuti in una sua piovra col volto di Monna Lisa e, respirata l’aria di casa, ci siamo detti: è lui il nostro prossimo uomo! Ironia a parte, il simpatico omaggio di GZ’UP a Leonardo fa sorridere, certamente, ma porta anche a riflettere sul mondo dell’arte in continuo mutamento, sulle nuove frontiere del contemporaneo. Come siamo arrivati dalla Gioconda alla Urban art? Insomma, la Street art solleva sempre tanti interrogativi. Forse il miglior modo di capirci qualcosa è dare voce ai suoi protagonisti, quindi sentiamo cosa ha da dirci GZ’UP.

Buona lettura!

(Napoleone Tour) - Buongiorno GZup, cosa spinge un artista nel 2016 a installare le proprie opere per strada, un luogo non proprio redditizio? Le sue opere fanno capolino dai muri di Parigi catturando l’attenzione di frenetici passanti. Lei le considera come dei regali offerti alla gente? O piuttosto, in maniera egoista, nel senso positivo del termine, come una personale esigenza di creare e un particolare modo di appropriarsi dello spazio pubblico?

(GZ'UP) - Penso un po’ entrambe le cose: si tratta di una condivisione, ma anche di una sfida personale. Quello che faccio lo faccio innanzitutto per me e quindi deve piacermi. Bisogna essere sognatori e folli allo stesso tempo per continuare ad attaccare opere in strada, mese dopo mese, anno dopo anno; questo supera il comune raziocinio, perché il rischio sicuramente non vale la candela. Quel che è sicuro è che ciò mi costa più soldi di quanti non ne guadagni. Non diventiamo tutti delle celebrità come Obey, Banksy… Io resto abbastanza underground e non ho alcuna visione commerciale della mia arte. C’è adrenalina nel fatto di continuare ad attaccare le mie opere sui muri e questa mi spinge ad incollarne ancora e ancora. E fin quando avrò questa continuerò.

(Napoleone Tour) - Le persone, in genere, reagiscono positivamente al suo lavoro o ci sono ancora tanti che vedono la Street art come una semplice pratica, senza troppo senso, che degrada lo spazio pubblico?

(GZ'UP) - Sommando un po’ gli incontri fatti nel corso di questi anni, direi che le persone che mi incrociano in azione non fanno troppo caso a quello che faccio; complice l’alcool sicuramente, credo. La gente se ne frega completamente! Non c’è mai stato qualcuno, nonostante quasi 700 collages, che mi abbia fatto la morale; le persone o sono indifferenti a quello che faccio o ne sorridono.

(Napoleone Tour) - L’arte di oggi e, ancora di più, la Street art sono diffuse in maniera estremamente veloce grazie ai social network. Centinaia di smartphone immortalano ogni giorno le sue creazioni e facendogli fare il giro del mondo (in meno di 80 giorni!). Considerando ciò, lei crede che è ancora importante per un artista realizzare delle opere destinate a un museo e, quindi, diffuse attraverso circuiti completamente diversi?

(GZ'UP) - La Street art per me resta circoscritta alla strada. Il museo o la galleria non fanno parte del mio modo di vedere le cose.

(Napoleone Tour) - Vagabondando per le strade di Parigi, ci capita spesso di imbatterci nelle sue piovre. Interagiscono coi muri sui quali sono installate e con i passanti attraverso le loro espressioni. Ci ricordano le emoticon dei messaggini che ci si invia, ormai costantemente, durante tutta la giornata. L’emoticon serve, spesso, a dire quello che il testo non può, trasmette lo stato d’animo della persona che scrive: gioia, rabbia, paura, preoccupazione. Fa le veci del nostro viso, del tono della voce, di tutto quello che manca nel dialogo scritto e a distanza. In questo senso, le sue piovre possono essere considerate, a volte, come delle emoticon?

(GZ'UP) - Non lo so, non ho mai fatto il paragone con le emoticon. Se i parigini trovano piacere nel guardare le mie piovre è fatta. Che esse abbiano il sorriso o no.

(Napoleone Tour) - Per concludere, vorremmo soffermarci su una questione che anima spesso il nostro tour sulla Street art e che è oggi molto d’attualità. Visto che le opere di Street art sono spesso realizzate senza autorizzazione e, quindi, in maniera illegale, è giusto multare l’artista o, nel peggiore dei casi, arrestarlo? Saprà sicuramente che il suo “collega” Thoma Vuille, alias Monsieur Chat, rischia tre mesi di prigione per uno dei suoi gattoni gialli sorridenti, disegnato su una parete provvisoria in cartongesso alla Gare du Nord. La cosa assurda in questa vicenda è che la SNCF (Società Nazionale delle Ferrovie Francesi) non ha mai presentato alcuna richiesta di risarcimento danni per quest’azione, che ha, però, richiamato l’attenzione della Procura di Parigi?! A nostro modesto parere, pensiamo che la magistratura farebbe meglio ad occuparsi dei veri problemi della città, piuttosto che mandare gli artisti in galera.

(GZ'UP) - Tutto quello che io incollo è senza autorizzazione ed è questo mi piace; il giorno in cui sarà autorizzato non proverò più lo stesso interesse per la cosa. Penso valga un po’ lo stesso per Monsieur Chat. Certo, Il rischio è più elevato se ci si oppone alla RATP (trasporti parigini); ma lui ne uscirà più forte, non mi preoccuperei troppo per la sua sorte. Tutto ciò gli procura parecchia pubblicità. Sono stato già colto in flagrante dai poliziotti diverse volte. Non mi hanno mai eccessivamente infastidito, sono piuttosto alla mano. Spesso qualcuno mi dice: “Ah, ci chiedevamo chi fosse ad incollare le piovre”. Questo vale per i poliziotti ma anche per i barboni, per gli uomini che appartengono alla strada, insomma.

 

Scopri di più su GZ'UP sul suo sito www.gzup.fr oppure sul suo canale Youtube ItsGZUP.


 

Interview en français

D’après la précédente interview a Clet Abraham, suivons le fil rouge du Street art qui nous conduit, cette fois-ci, à GZ’UP, le street artist qui est en train de remplir tous les coins de Paris avec ses “têtes de… peulpe”!

GZ’UP, le pseudo, si difficile à prononcer, choisi par ce trentenaire parisien est tiré de la chanson “GZ UP, HOES DOWN”, du rappeur Snoop Doggy Dogg. Alors que, le style des pieuvres se nourrit à la source d’un autre domaine, celui des video games, le jeu vidéo Wonder Boy est l’inspiration principale.

À l’oeuvre pendant la nuit, musique électronique dans les oreilles, cartons et colle dans le sac à dos et la précieuse échelle, nécessaire pour donner l'assaut aux murs de Paris, GZ’UP n’a presque rien de l’artiste traditionnel. Lui même se considère plus un vandale qu’un artiste! Et nous aimons bien cet esprit outsider qui le caractérise. Qu’est-ce que nous a poussé à lui demander une interview? Bon, un jour nous sommes tombés sur une de ses pieuvres au visage de Mona Lisa et, respiré le parfum d’Italie, on s’est dit: c’est lui l’homme désigné! Mais, en mettant de côté l’ironie, l'hommage de GZ’UP à Leonardo de Vinci suscite sûrement d'hilarité, mais il amène aussi vers certaines réflexions autour de l’art, des changements et des nouveaux horizons de l’art contemporain. Comment on est arrivé de la Joconde à l’Art urbain? Bref, le Street art soulève toujours plein de questions. Peut-être, la meilleure façon pour mieux comprendre est d’interroger ses propres protagonistes, donc, écoutons ce que GZ’UP a à nous dire.

Bonne lecture!

(Napoleone Tour) - Bonjour GZup, qu’est-ce qui pousse un artiste en 2016 à installer ses oeuvres dans la rue, un lieu pas proprement rémunérateur? Vos oeuvres font coucou sur les murs de Paris capturant l’attention de frénétiques passants. Vous les voyez comme des cadeaux offerts aux gens? Ou plutôt, d’une façon égoïste, dans le bon sens du terme, comme une exigence personnelle de création et une particuliere manière de s’approprier de l’espace public?

(GZ'UP) - Je pense qu'il y a un peu tous les 2: il s'agit d'un partage, mais également d'un défi personnel. Ce que je fais, je le fais d'abord pour moi et il faut que cela me plaise. Il faut une part de rêve, et un problème psychologique pour coller longtemps mois après mois , années après années; cela dépasse l'entendement humain, car le risque n'en vaut certainement pas la chandelle. Ce qui est sûr c'est que cela me coûte plus d'argent que je n'en gagne. On ne devient pas tous des vedettes comme Obey, Banksy... Je reste très underground et je n'ai aucune vision commerciale de mon art. Il y a une adrénaline à poser plus et encore plus qui me pousse a coller encore et encore. Et tant que j'aurais celle-ci je continuerai.

(Napoleone Tour) - Les gens, en général, réagissent positivement à votre travail ou il y en a encore beaucoup qui voient le Street art comme une simple pratique, sans trop de sense, qui dégrade l’espace public?

(GZ'UP) - Au fil de mes rencontres, je dirai que les gens qui me croisent lors de mes collages ne font que très peu attention à ce que je fais; l'alcool aidant certainement, je pense. Les gens s'en foutent complètement! Je n'ai jamais eu quelqu'un, malgré près de 700 collages, qui m'a fait la morale; soit les gens sont indifférents soit ils sourient.

(Napoleone Tour) - L’art aujourd’hui et, plus encore, le Street art sont véhiculés de façon très rapide grâce aux réseaux sociaux. Des centaines des smartphone immortalisent à chaque jour vos créations et leur font faire le tour du monde (en moins de quatre vingt jours!). En considérant ça, vous croyez que c’est encore important pour un artiste de réaliser des oeuvres destinées à un musée et, donc, qui tournent à travers tout autre circuit

(GZ'UP) - Le Street art reste pour moi dans la rue. Le musée ou la galerie ne font pas partie de ma façon de voir les choses.

(Napoleone Tour) - En flânant le long des rues de Paris, il nous arrive souvent de tomber sur vos pieuvres. Ils interagissent avec les murs sur lesquels elles sont installées et avec les gens qui passent à travers leurs expressions. Elles nous rappellent les émoticônes des textos qui on s'envoie, désormais en permanence, pendant la journée. L’émoticône sert, souvent, à dire ce que le texte ne peut pas, elle transmet l'état d'âme de la personne qui écrit: joie, colère, peur, inquiétude. Elle joue le role du visage, du ton de la voie, de tout ce qui manque dans un dialogue écrit et à distance. Vos pieuvres peuvent être considérées elles mêmes, à la fois, comme des modernes émoticônes?

(GZ'UP) - Je ne sais pas je n'ai jamais fait le parallèle avec des emoticons. Si les parisiens prennent du plaisir à regarder une de mes pieuvres c'est gagné. Qu'ils aient le sourires ou non.

(Napoleone Tour) - Pour finir, on voudrait poser l’accent sur une question qui anime souvent notre tour du Street Art et qui est aujourd’hui plus que d’actualité. Vu que les oeuvres de Street art sont souvent réalisées sans autorisation et, donc, de façon illégale, est-il juste de sanctionner l’artiste ou, dans le pire de cas, de l’envoyer en tôle? Vous savez surement que votre “collègue” Thoma Vuille, alias Monsieur Chat, encourt trois mois de prison ferme pour un de ses gros chats jaunes souriantes, installé sur une cloison temporaire de carton-plâtre à la Gare du Nord. L’absurde dans cette histoire c’est que la SNCF n’a jamais formulé aucune demande de dommage pour cet acte, qui a, quand même, retenue l’attention de la Procure parisienne?! De notre modeste point de vu, on pense, bien sûre, que le parquet de Paris ferait mieux de s’occuper des vrais problèmes de la ville, plutôt que d’envoyer des artiste en prison.

(GZ'UP) - Tout ce que je colle est sans autorisation et c'est qui me plait; le jour ou cela sera autorisé je ne trouverai plus le même intérêt. J'aurai tendance à dire que c'est le jeu concernant Mr Chat. Le risque est plus grand à s'attaquer à la RATP ; mais il en sortira grandit, je ne m'en fait pas pour lui. Cela lui fait un bon coup de pub... J'ai déjà été pris en flag par les flics plusieurs fois. Ils ne m'ont jamais dérangé outre mesure. La BAC est plutôt cool. Souvent certains me disent: "Ah, on se demandait qui collait ses pieuvres". C'est valable pour les flics mais également les SDF, les mecs de la rue donc.

 

Découvrez un peu plus sur GZ'UP via son site web www.gzup.fr ou son canal Youtube ItsGZUP.

Napoleone Tour © 2015
Napoleone Tour é un marchio registrato
info (at) napoleonetour.com
 
 
Flag 01  Flag 02  Flag 03  Flag 04  Flag 05
 
 
Napoleone Tour è amico di