Esattamente un anno fa vedeva la luce la nostra creatura, nasceva Napoleone Tour! Oggi, dopo un anno esaltante, vogliamo ringraziarvi di cuore per il sostegno che ci offrite e condividere con voi il regalo più bello che Napoleone Tour potesse ricevere per il suo primo compleanno: la sua prima intervista a un artista internazionale. Stiamo parlando di Clet Abraham. Proprio lui, lo street artist dietro gli sticker sui segnali stradali. Tanti di voi lo conoscono già e scommettiamo che tutti, ma proprio tutti, vi siete imbattuti per strada in uno dei suoi cartelli e con gli occhi sgranati e un sorriso incredulo vi siete chiesti: quoi? Cos’è questa roba? Noi lo seguiamo da tanto e abbiamo scelto proprio lui per la nostra prima intervista perché Clet Abraham è di quelli che concepisce l’arte come la vorremmo noi, alla portata di tutti, “democratica”. E poi, Clet Abrahm come noi, come tanti di voi expat e come Napoleone… è un ibrido franco-italiano ormai. Insomma, Clet ci piace e speriamo piaccia anche a voi. Beccatevi quest’intervista e consideratela un’anticipazione del nostro prossimo evento, manco a dirlo, sulla Street art!
Buongiorno Monsieur Clet, innanzitutto la saluto con un sorriso, per restituirle quello che mi strappa lei ogni volta che m’imbatto per strada in una sua opera. La seguo da tempo, stimo molto il suo lavoro, ma sopratutto la sua filosofia. Ricordo che preparando l’esame di Arte Contemporanea, studiando Duchamp, pensai che l’arte era morta; Duchamp aveva detto tutto, che altro potevano fare gli altri artisti dopo di lui? Le sue opere, invece, mi hanno insegnato che non è vero e mi hanno appassionato alla Street art. Come si arriva ad essere un artista riconosciuto nel 2016? Qual è il percorso formativo e di vita che le ha permesso di raggiungere oggi il successo, ma soprattutto la scintilla come nasce?
"Ho studiato Belle Arti in Bretagna e poi mi sono trasferito a Roma lavorando nella bottega di restauro di un amico. Per anni ho dipinto e fatto sculture ma nel 2010, ormai a Firenze, per la prima volta ho pensato di intervenire su di un cartello stradale. È stato un tentativo, la figura di un uomo stilizzato applicato alla strada senza uscita come fosse crocifisso, ho visto un messaggio da parte del potere ed ho risposto. Non sono il primo ad essere intervenuto sulla segnaletica stradale ma quello che probabilmente mi differenzia è il fatto che sia il messaggio che lo stile che utilizzo sono congruenti alla grafica dei cartelli, i miei sticker funzionano se applicati lì, dialogano con il messaggio originario. L'impatto di un crocifisso su una strada senza uscita dipende dalla strada senza uscita e viceversa. Comunicazione."
Com’è visto dalla società l’artista contemporaneo, considerando che spesso l’arte contemporanea è ritenuta incomprensibile e viene liquidata con un “lo potevo fare anche io”? E questa visione cambia e quanto in base ai diversi paesi del mondo?
"L'artista che forse più mi ha influenzato è stato Bruegel, da lui ho imparato che arte è far passare un messaggio nella maniera più chiara, popolare e bella possibile e questo è valido anche per l'arte moderna, a prescindere dal paese."
Come ha fatto l’arte a passare da musei come il Louvre, il British Museum o il Pompidou che sono ormai paragonabili a luoghi sacri, mete di pellegrinaggio turistico, alla strada? Come ha trovato il suo nuovo supporto su muri e cartelli stradali che sono di base luoghi con poca o nessuna dignità artistica?
"In realtà un certo genere di arte è sempre stata in strada, il fatto che oggi la Street art viva un momento di successo dipende da più fattori. Quello più importante è forse la sua immediatezza e la sua fruibilità pubblica. La strada è di tutti ed è lo spazio che viviamo tutti i giorni. L’arte si riversa in strada per tornare ad essere popolare, ad essere vissuta e a raccontare qualcosa a tutti. L'istituzionalità dei musei o delle gallerie è lontana dal quotidiano e non si adegua alla necessità moderna di esprimersi e andare direttamente in strada è un modo per saltare il processo di filtraggio istituzionale. Se vuoi esprimerti vai in strada e lo fai, punto."
Esiste ancora ai nostri giorni la possibilità di avere figure come Leonardo, Michelangelo, Picasso e soprattutto Duchamp che ha definitivamente sconvolto la figura dell’artista?
"Quello che fa di ogni singola persona quella persona è la sua unicità. Come artista non fai eccezione, quello che ti distingue è la tua originalità e trasmetterla è la cosa difficile. La rottura sta forse lì: dare qualcosa di nuovo e comprensibile oggi come ieri."
Nell’era del digitale, in una società che vive attraverso i social networks, postando fotografie e twitter a ripetizione, l’arte come si inserisce? In molti l’hanno conosciuta prima su Facebook, Instagram, Pinterest e poi, forse, per strada. È possibile che siamo di nuovo dinanzi ad un cambio di location in così pochi anni? Il muro su cui esporre è diventato lo schermo che abbiamo fra le mani?
"Siamo in una società dell'immagine: foto, video e immagini sono i contenuti e il veicolo d'espressione contemporaneo. L'arte ha molto da guadagnare da ciò essendo il contenuto visivo per eccellenza, chi fa arte è un esperto del visivo. Nel particolare l'immediatezza della comunicazione di una certa forma d'arte si accosta all'immediatezza del web. Senza questo tutto dipenderebbe dalla presenza fisica del mio lavoro o meno, se venisse tolto un mio cartello dall'amministrazione il mio lavoro cesserebbe di esistere; internet aumenta la fruibilità, ma il vero lavoro resta comunque per strada. "
Furti e danneggiamenti, a questo si espone l’arte che vive per le strade. L’arte che non appartiene a nessuno e che è di tutti allo stesso tempo diventa ossessione di quelli che vogliono possederla. Perché crede che la gente tenda a impossessarsi delle opere della Street art? Sono degli idioti che confondono completamente il valore di quello che hanno davanti? O al contrario sono i primi a capirne il valore, soprattutto economico?
"Capita spesso che vedo sparire alcuni dei miei cartelli. Sempre più spesso non sparisce il solo sticker ma l'intero cartello sostituito, talvolta, da un altro e questo fatto è ancora più curioso; l'amministrazione stessa ruba preferendo tenersi il cartello modificato piuttosto che "ripristinarlo". Quello che c'è di sbagliato è che nel furto c'è un apprezzamento solo di valore dell'opera e non dei valori dell'opera; la Street art è, come giustamente dici, di tutti e di nessuno."